PRATO – «L'abbigliamento cinese a Prato? E' un settore ancora effervescente, che ha continuato ad aumentare l'occupazione anche nel 2009». A dirlo è Saverio Langianni, il ricercatore di Asel che, per conto della Provincia di Prato, ha analizzato l'andamento del mercato del lavoro nella cittadina toscana che conta 4.200 aziende cinesi, per oltre il 70% attive nell'abbigliamento.

L'incremento dell'occupazione conferma l'effervescenza del distretto cinese di Prato, che continua a correre nonostante la crisi, favorito dall'alto tasso di illegalità. La conferma arriva anche dalle iscrizioni alla Camera di commercio: nei primi nove mesi del 2009 le aziende cinesi a Prato sono aumentate ancora, seppure a ritmi più contenuti rispetto al passato. Per adesso, dunque, il distretto cinese non sembra scalfito dai controlli che, negli ultimi tempi, le forze dell'ordine stanno effettuando in modo più sistematico. E da Prato continuano a partire milioni di abiti di fattura rapida e qualità scadente (i cinesi ne producono 1 milione al giorno) diretti ai mercati di tutta Europa.

«Il grosso boom di contratti nelle aziende di abbigliamento si è avuto nei primi sei mesi del 2009 – aggiunge Langianni – mentre si è sgonfiato un po' nella seconda parte dell'anno, tanto che il saldo tra avviamenti e cessazioni a fine 2009 è negativo. Ma il settore va bene, e tira ancora». Da Prato, per adesso, i cinesi non hanno certo intenzione di andarsene.

VIDEO / Il lato oscuro del commercio

 

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